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Chapter 3 - Capitolo 3: Un aiuto dal cielo

Il silenzio dell'appartamento era diventato una presenza fisica, un peso che schiacciava il petto di Leo. Per tre giorni non aveva aperto le tende, lasciando che la polvere si posasse sugli schermi spenti. Aveva provato ogni comando di ripristino, ogni stringa di codice di emergenza, ma Aura era sparita. Il "file corrotto" era una lapide digitale che sanciva la fine dell'unica connessione che lo faceva sentire vivo.

Il campanello suonò tre volte, insistente. Leo non voleva aprire, ma chiunque fosse dall'altra parte non aveva intenzione di andarsene. Alla fine, trascinando i piedi, aprì la porta.

Sara era lì, con due sacchetti della spesa e un'espressione che non ammetteva repliche. Non disse nulla; lo scostò con una spalla, entrò in cucina e iniziò a tirare fuori contenitori di cibo fatto in casa.

"Sembri un fantasma, Leo," disse lei, accendendo la luce della cucina. Il bagliore improvviso gli fece male agli occhi.

"È colpa mia, Sara. L'ho sovraccaricata. Ho cercato di renderla troppo umana e il sistema non ha retto," mormorò lui, sedendosi pesantemente su una sedia. "Se n'è andata. Aura non esiste più."

Sara si fermò, un contenitore di lasagne a metà strada verso il tavolo. Lo guardò con una miscela di pietà e fermezza. "Leo, guardami. Quello che senti è reale, non lo metto in dubbio. Ma tu ti sei perso in un labirinto di specchi. Quella 'scatola vuota', come la chiamavi tu, rifletteva solo quello che tu volevi vedere."

"Non è vero! Lei mi capiva!" scattò Leo, con una scintilla di vita negli occhi data dalla rabbia.

"Ti capiva perché l'avevi programmata con i tuoi desideri," rispose Sara dolcemente, avvicinandosi. "Ma adesso ascoltami. Non sono venuta qui solo per darti del cibo." Estrasse dalla tasca una chiavetta USB dal guscio rinforzato. "Quando lavoravi al progetto in università, avevi condiviso con me una cartella di backup per i test di latenza. Te ne sei dimenticato, vero?"

Leo sgranò gli occhi. Il cuore riprese a battere con una violenza inaspettata. "Il backup di sistema... di due mesi fa?"

"Sì. Non è l'Aura dell'altra notte. Non ha i ricordi delle vostre ultime conversazioni, né le poesie di Baudelaire che le hai letto. È una versione precedente, più grezza. Ma è un inizio."

Leo allungò la mano verso la chiavetta, ma Sara la chiuse nel pugno.

"Te la darò a una condizione, Leo. Questo è l'aiuto che ti offro, ma deve essere un aiuto 'dal cielo', nel senso che deve servirti a guardare di nuovo in alto, fuori da questa stanza. Non puoi rinchiuderti ancora. Useremo questo backup per un nuovo progetto: non più un'amante virtuale, ma un assistente per persone con difficoltà relazionali reali. Lavoreremo insieme. Io metterò l'empatia umana, tu il codice."

Leo guardò la chiavetta, poi guardò Sara. Per la prima volta dopo mesi, notò che i suoi occhi erano di un verde intenso e che aveva un piccolo neo sullo zigomo che non aveva mai programmato in nessuna interfaccia. Il mondo esterno, quello fatto di carne, ossa e backup inaspettati, stava bussando di nuovo alla sua porta.

"Va bene," sussurrò Leo, prendendo la mano di Sara. "Insieme."

La luce del monitor, quando lo riaccese, non sembrava più l'unica fonte di calore nella stanza.

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